Spesso persone che “lavorano” con l’attenzione e la concentrazione, come studenti universitari o i cosiddetti lavoratori della “conoscenza” ci chiedono se la Mindfulness può avere un ruolo nella preservazione, nello sviluppo, nell’allenamento o nel ripristino di queste facoltà. L’attenzione e la capacità di focalizzarla su qualcosa di specifico sono da sempre per tutti risorse molto preziose. Anche se va detto che quella che comunemente chiamiamo attenzione deve essere scomposta in una serie di capacità più specifiche, per il momento teniamo questo livello di generalizzazione: l’attenzione è una funzione cognitiva complessa fondamentale per esecuzione di qualsiasi attività quotidiana, mentre la concentrazione è un processo specifico che consente di dirigere l’attenzione verso un obiettivo specifico in modo focalizzato (studio, lavoro, etc.). L’esperienza di tutti è che presto diviene evidente come l’attenzione, sia una risorsa alquanto volatile. Quando la richiesta è alta le persone iniziano a fare più cose insieme, distribuendo piccole frazioni di attenzione tra i differenti compiti, studiare, telefonare, controllare le mail, seguire più flussi di pensieri, quello cioè che a volte chiamiamo “multitasking” perdendo la dimensione della concentrazione. La ricerca ha da tempo dimostrato che questa non è buona strategia quando il compito principale al quale stiamo lavorando è di una certa complessità (es. preparare un esame universitario, consegnare una relazione, etc.). L’effetto sarà paradossale il multitasking ci porterà ad un livello di produttività bassissimo con i conseguenti effetti a catena sul nostro senso di auto-efficacia e le coloriture emotive di tipo ansioso o depressivo che ne possono derivare. Una prima strategia è senz’altro quella di limitare le distrazioni, o di sequenzializzare (anziché parallelizzare) i compiti che dobbiamo svolgere. Tuttavia questo può non essere sufficiente.
Come abbiamo detto le capacità che entrano in gioco e definiscono la nostra capacità attentiva sono più complesse di quello che solitamente consideriamo, senza contare che l’effetto domino che si produce in noi quando le cose non vanno come ci aspettiamo può interagire con aspetti collegati ad altre funzioni cognitive, aspetti emotivi e addirittura somatici.
A questo punto la domanda circa il ruolo della Mindfulness torna pertinente. Con la Mindfulness alleniamo la nostra capacità di essere attenti a volte in modo aperto e volte in un modo concentrativo in una cornice che non è solo un allenamento attentivo ma molto di più. Sviluppiamo la capacità di “notare e tornare” continuamente in modo sempre più raffinato e veloce dalle continue distrazioni che spontaneamente si manifestano nella nostra mente. Come questo sia difficile per una mente non allenata è facilmente verificabile. Portate la vostra attenzione al vostro respiro per 30 secondi, l’aria che esce e l’aria che entra, solo questo. Dopo 30 secondi potete valutare quanto tempo siete riusciti a rimanere concentrati sul vostro respiro e notare quanto invece pensieri, immagini, ed altri contenuti vi abbiano “distratto”, …. tutto questo in soli 30 secondi.
Esistono molti studi che dimostrano quali interessanti effetti la pratica mindfulness sviluppata a partire da un programma di 8 settimane come l’MBSR abbia sulle nostre capacità attentive e concentrative. Per chi fosse interessato ad approfondire il tema rendiamo disponibile questo studio apparso su “Cognitive, Affective, & Behavioral Neuroscience” dal titolo Mindfulness training modifies subsystems of attention.
Scarica il .pdf della ricerca 
Se hai delle domande in relazione quello che hai letto puoi chiedere di essere contatto da un istruttore a questa mail: mindfulness@centroferraris.it. Tutti i nostri istruttori sono anche Psicoterapeuti.